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Orti urbani: confronto tra città

Somiglianze e dissonanze tra regolamenti di differenti cittadine Italiane

Da poche settimane è entrato in vigore il nuovo regolamento per gli orti urbani del Comune di Piacenza: si tratta di un testo innovativo, che si pone obiettivi non solo di regolamentazione amministrativa ma interviene sulle diverse finalità sociali e ambientali.

L’Orticoltura urbana è un elemento cardine della sharing economy ( economia della condivisione) tra cittadini, e può incrementare la cittadinanza attiva, stimolare il senso di appartenenza alla comunità ed al territorio, favorire stili di vita sani e garantire l’accesso ad un’alimentazione sana e sicura per tutti.

Per capire la portata di questa novità nella nostra città, abbiamo provato a fare un confronto con i regolamenti sugli orti urbani di altri quattro comuni: Torino, Reggio Emilia, Alghero, Arzignano (Vicenza).
Dalla comparazione si vede come il regolamento di Piacenza si allinei in generale a queste realtà, abbracciandone gli aspetti più innovativi.

In particolare si può desumere come gli atti esaminati siano in completa assonanza in termini di finalità dichiarate, promuovendo l’aggregazione e la condivisione degli orti urbani valorizzandoli al meglio.
Dall’analisi dei regolamenti di varie città italiane si evince come gli orti urbani promuovono la “città sana”, la cultura agricola e le pratiche di orticultura innovativa, rivitalizzano gli spazi verdi in disuso o abbandonati. Propongono modelli originali di fruizione collettiva degli spazi pubblici, stimolano l’intraprendenza, l’auto organizzazione, la partecipazione e la socializzazione dei cittadini.
Inoltre contribuiscono alla bellezza e alla qualità del paesaggio urbano attraverso la sua integrazione con quello agricolo.
Non di meno si persegue il recupero e la valorizzazione del territorio ottenendo molteplici benefici ambientali, sociali, sanitari, economici e culturali.
In particolare la coltivazione dell’orto permette l’autoconsumo di prodotti agricoli di qualità, la riduzione dei pesticidi, la riduzione dei consumi di carburante per i trasporti, la conservazione della biodiversità, favorisce l’attività fisica e la vita all’aria aperta, crea momenti di socialità e stimola l’interesse e la vitalità specialmente nelle fasce di popolazione più anziana.

Mentre occorre specificare alcune diversità rispetto alle fasce di età degli assegnatari / utilizzatori.

Per citare un esempio nell’orto Torinese le tipologie vengono così riassunte: orti sociali 80% totali così suddivisi Tipologia A ( requisiti: più di 60 anni, reddito inferiore 15 000) Tipologia B ( meno di 30 anni, reddito inferiore a 15 000 ) Tipologia E1 ( orti condivisi con requisiti di A e B), mentre per gli orti di prossimità minimo di 20% totali sono suddivisi in Tipologia D ( requisiti associazioni per finalità educative) Tipologia C ( Età compresa dai 31 ai 60 senza vincolo di reddito) Tipologia E2 orti condivisi con requisiti di C.

Anche a Piacenza gli appezzamenti sono stati divisi in : Orti per i Cittadini tipo A , Orti per la terza età tipo B, Orti per le scuole Tipo C, e Orti per le associazioni Tipo D.

Un ulteriore interessante punto è rappresentato dalla disciplina dell’autogestione degli appezzamenti, in quanto tutti gli assegnatari dei lotti hanno il diritto di essere compresi nel comitati di gestione dell’orto il quale è responsabile collegialmente della conduzione attraverso un “Piano di organizzazione” e di manutenere e gestire gli spazi comuni. Quest’ultima funzione è un elemento di unione tra i vari regolamenti che ne condividono l’istituzione dei comitati, risulta invece Non citata nel regolamento degli orti Vicentini, che delega formalmente la gestione ed il controllo degli appezzamenti agli uffici del servizio ambiente.

L’utilizzazione degli appezzamenti urbani viene concessa ai soggetti richiedenti in comodato gratuito nella realtà Reggiana , Piacentina e di Alghero mentre nelle città di Torino e Arzignanese vengono concessi dietro un corrispettivo a forfait annuale.

La durata della concessione a Piacenza risulta di 5 annualità così come nel regolamento Torinese, mentre risulta di soli 3 anni nella realtà Reggio emiliana e Arzignanese.

Infine, è interessante segnalare che il regolamento dichiara come interesse del Comune di Piacenza, in coerenza con gli obiettivi di Agenda 2030 e con le principali linee di intervento adottate dalle città europee, favorire un graduale incremento delle aree coltivabili, in funzione di un generale miglioramento della qualità ambientale, della qualità dell’aria, della mitigazione della temperatura per garantire il diritto al cibo di tutti i cittadini e promuovere benessere e integrazione sociale.