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Piacenza in piazza in vista del Summit sul Clima: “Ridurre le emissioni del 55% entro il 2030!”

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Consumo di suolo e inquinamento fra i problemi che più sconcertano i giovani piacentini

Venerdì Piacenza ha visto un migliaio di studenti incontrarsi in Piazza Cavalli per lo Sciopero Globale per il Clima – 100.000 in tutt’Italia: un momento di incontro per interrogarsi sui problemi del territorio, ragionare su soluzioni sia individuali che sistemiche e chiedere apertamente maggiore impegno da parte delle amministrazioni locali. Il movimento di Fridays For Future ha chiamato le piazze a raduno per manifestare in vista di Youth4Climate e Pre-COP26, che si tengono questa settimana a Milano, ultimi momenti di negoziazioni prima della Conferenza sul Cambio Climatico delle Nazioni Unite di Glasgow

A documentare la giornata vi era il team di Radioimmaginaria, una stazione radiofonica emiliano-romagnola per adolescenti, a Piacenza per una maratona che la ha collegata virtualmente ad altre città e continenti in occasione dello Sciopero Globale. Si sono recati in città con la loro ape-radio con motore a bio-metano e pannelli solari, che in passato li ha già portati in tutt’Europa, per incontrare Greta Thunberg e altri attivisti di #FFF. “Siamo tornati a Piacenza perché sapevamo di poter contare su una comunità di attivisti ben organizzata”, spiega Ludovica.

Rimangono meno di 8 anni di tempo per implementare azioni concrete contro il cambiamento climatico, se si vuole rimanere sotto all’1.5°C di riscaldamento medio globale. È un dato che gli studenti non vogliono passi inosservato. Minimizzare l’impatto antropico delle città sul clima sta proprio alle città, che devono lavorare in modo partecipato ed intersezionale con l’obiettivo di mitigare le emissioni e creare sistemi circolari ed a impatto negativo, senza lasciare nessuno indietro.

Stiamo crescendo. Siamo sempre di più.” commentano Costanza e Daniele di #FFF, al primo Sciopero Globale in presenza dopo due anni. La principale richiesta a livello locale è quella di rivedere il PAESC:Il Piano Energetico Comunale rischia di essere un tentativo insufficiente. Il 42% non basta. Gli obiettivi richiesti alle aziende devono essere più ambiziosi. Piacenza deve allinearsi agli obiettivi climatici 2030 dell’UE di decrescere le emissioni climalteranti di almeno il 55%“.
L’hanno messo nero su bianco davanti ai nostri occhi” è un’affermazione che sorprende Davide di Radioimmaginaria. Il movimento si dimostra informato, attivo e pronto a reagire, oltre che cosciente delle battaglie di presente e passato. “Dobbiamo portare le emissioni a zero entro il 2050!”: è una giovane studentessa a rivolgersi alla piazza ed alle istituzioni, nella speranza di un miglior domani.

Dopo gli interventi di attivisti e studenti ed alcuni momenti di aggregazione e musica, il sit-in si è concluso con gruppi spontanei di discussione. È anche seduti in cerchio in piazza che si comprendono i bisogni dei giovani piacentini in fatto di ambiente.

Per la cittadinanza è chiaro che non può esserci una rivoluzione ecologica senza climate empowerment, quelle azioni volte ad educare, informare ed incentivare un cambiamento socio-culturale. “Si deve parlare di clima e stili di vita sostenibili a scuola, al lavoro, nelle istituzioni, ovunque; ma non bastano le parole” dichiara Laura.

È inattento lamentarsi del prezzo di una giusta transizione ecologica quando le conseguenze di eventi climatici estremi, inquinamento e sfruttamento delle risorse han già un costo così alto su economia, sanità e patrimonio naturale. Bisogna avviare opere di riqualificazione di istituzioni ed aziende, per salvare l’ambiente, il territorio e noi stessi” interviene Rachele.

Non solo informazione, formazione ed incentivi: per cambiare sistema c’è da cambiare paradigma. Variare direzione verso una decrescita felice, smettendo di credere in un’infinita crescita economica. “Non dovrebbero essere l’industrializzazione ed il mercato a guidare l’urbanizzazione, ma quest’ultima a regolare lo sviluppo della città” nota sempre Rachele.

Il tema della cementificazione è di grande importanza. “Le aree verdi diventano supermercati e parcheggi: non vi è lungimiranza in decisioni simili”, lamenta Andrea Paolo. Piacenza ha consumato oltre 40 ettari di terreno solo tra il 2019 ed il 2020. Il Comune si aggiudica il 13° posto per consumo di suolo, con un incremento del consumo annuale di suolo di 11,5ha in un solo anno. “Piacenza è diventata una capitale della logistica, ma a quale prezzo? Non è un sistema sostenibile a lungo termine. Condizioni lavorative e tutele sono costante oggetto di discussione e la salute dei cittadini è messa seriamente in pericolo“.
Una forte critica è posta al progetto del nuovo ospedale nell’area Farnesiana 6, progettato su 180 m2 di terreno fertile ora in uso da cooperative per agricoltura biologica ed imprenditoria sociale. “Oltre ad essere in zona a rischio di esondazioni, questa scelta urbanistica pare uno spreco di suolo agricolo ed una minaccia a ambiente e biodiversità“.

Si dovrebbero riqualificare aree e edifici abbandonati e disabitati. Poli militari dismessi e costruzioni inusate e inaccessibili come l’ex Mercato Ortofrutticolo dovrebbero essere rimessi ad uso delle comunità!” esclama Jacopo. Sono tanti i progetti nel prossimo futuro che preoccupano i giovani piacentini, in tema di urbanistica. C’è scetticismo per i progetti di riqualificazione presso l’ex Manifattura Tabacchi, il quartiere Farnesiana, via Campeggio, e altri. I cittadini sentono che le istanze popolari non trovino abbastanza ascolto ed esigono più lavoro da parte dell’Assessorato all’Ambiente, del Comune e della Provincia: per questo scendono in piazza.

C’è da continuare ad investire nella rigenerazione urbana, nella rigenerazione del suolo e degli ecosistemi, nella protezione del territorio e delle specie autoctone, in filiere locali di agricoltura di vicinanza e biologica, nella guerra agli sprechi, nella conversione energetica di industrie, trasporti e case e molto altro. Lo sforzo è enorme, ma necessario, per la salute dei piacentini.

La Pianura Padana è il luogo in Europa in cui si muore di più per l’inquinamento – Piacenza 25esima in Europa“, ricorda Chiara. Piacenza è 16esima per concentrazione media di particolato fine, secondo l’EEA. “Parlando di salute non dobbiamo scordarci poi di quella mentale, già taboo oggetto di stigma. La crisi climatica ha un importante impatto anche sul benessere psicofisico“.

Per questo è importante anche andare contro tendenza, per l’ambiente. Come il Sindaco di Calendasco, che ha detto di no ad un altro polo logistico, contro le aspettative di molti. Questi sono i politici che devono rappresentare i giovani ed il loro futuro.

Alla domanda “perché scendere in piazza?” Andrea Paolo e Alice non esitano: “Se non vieni in piazza non ti vedono. È sempre bene partecipare, così qualcosa rimane, anche per ricordare. Anche i giovani che sono qui, con la classe, con amicə o anche solo di passaggio, qualcosa han sentito e qualcosa sarà rimasto“. “È giusto fare il proprio piccolo, ma la responsabilità non deve essere personale, ma collettiva e istituzionale. L’unione fa la forza e manifestare e unirsi insieme per gli obiettivi comuni è uno dei modi migliori che abbiamo per farci ascoltare“.

La costanza è importante. La resilienza è anche quotidianità. Fare iniziative pubbliche con frequenza, innovazione e originalità” consiglia Davide, di Radioimmaginaria ai giovani che vogliono farsi sentire. “L’attivismo per il clima deve essere qualcosa di interiorizzato, che tutti sanno di poter fare. Come andare in chiesa o uscire il sabato sera, dovrebbe far parte della nostra routine“.

Attivisti, studenti, lavoratori e scienziati propongono a livello nazionale le proprie istanze in “RITORNO AL FUTURO”, un documento scritto a centinaia di mani. Dalla sanità all’agroalimentare, dalla transizione ecologica alla giustizia climatica, le richieste sono sintetizzate nella campagna #ritornoalfuturo e riguardano cibo, energia, trasporti, vacanze e più. Dal diritto all’ambiente fino alla tutela del territorio, le misure proposte sono consultabili qui.

yuri m.